Pensieri Di una Lugubre Mente


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Pensieri di una lugubre mente è una raccolta di pensieri, che è stata creata dall'autrice Lucrezia Sasso come espressione di un Arte che per anni nella sua mente era sepolta. Pensieri che nascono da notti insonni in compagnia di un pacchetto di sigarette.




Perpetuum Mobile


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Giuseppe Tartini è un giovane violinista che come tanti, per realizzare i propri sogni, è posto davanti al dilemma se seguire la via più giusta per raggiungerli o affidarsi a percorsi più rapidi, ma oscuri. All'inizio del XVIII secolo egli si impossessa, con l'inganno, di alcuni spartiti musicali, dando così inizio ad una vita di grandi successi, ma travagliata. L'intelligenza e l'intraprendenza gli consentiranno di progredire negli studi della più varia natura, tra cui la Magia e la Teurgia, e quindi di scoprire il segreto per non morire. Molti anni dopo, la vita del conte decaduto, Andrè D'Aguilles, attento studioso di antropologia del Sud-est europeo, viene sconvolta dalle Guerre Napoleoniche. Audace ufficiale di cavalleria verrà involontariamente risucchiato nella terribile Crisi di Vampirismo che sconvolgeva l'area carpato-balcanico-danubiana. Fra Moravia, Regno d'Ungheria e Balkan selvaggio, fra indovinelli, saggi ebrei sefarditi, duelli, dolore, morte, sangue e folklore si sviluppa la caccia al misterioso Signore dei Vampiri. Tartini, Paganini e Andrè simboleggiano il Male e il Bene, e le scelte che fin da giovani si è chiamati a fare.




La piccola Dorrit


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Farewell, Ghosts


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This award-winning novel about a woman facing her past introduces Terranova to English-speaking audiences. Translated by Ann Goldstein, translator of Elena Ferrante's Neapolitan quartet. Finalist, Premio Strega, 2019 | Winner, Premio Alassio Centolibri | Selected among the 10 Best Italian Books of 2018 by Corriere della Sera Ida is a married woman in her late thirties, who lives in Rome and works at a radio station. Her mother wants to renovate the family apartment in Messina, to put it up for sale and asks her daughter to sort through her things--to decide what to keep and what to throw away. Surrounded by the objects of her past, Ida is forced to deal with the trauma she experienced as a girl, twenty-three years earlier, when her father left one morning, never to return. The fierce silences between mother and daughter, the unbalanced friendships that leave her emotionally drained, the sense of an identity based on anomaly, even the relationship with her husband, everything revolves around the figure of her absent father. Mirroring herself in that absence, Ida has grown up into a woman dominated by fear, suspicious of any form of desire. However, as her childhood home besieges her with its ghosts, Ida will have to find a way to break the spiral and let go of her father finally. Beautifully translated by Ann Goldstein, who also translated Elena Ferrante's Neapolitan quartet, Farewell, Ghosts is a poetic and intimate novel about what it means to build one's own identity.




Ginevra o L’Orfana della Nunziata


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Al lettore L'autore dichiara che, come non ha inteso di ritrarre in questo libro i costumi della Nunziata in particolare, ma, tolta quindi l'occasione, quelli di tutta la città di Napoli in generale, così non ha inteso né anche di ritrarvi nessun uomo in atto, ma molte nature d'uomini in idea. E però, di chiunque fosse, cui paresse di raffigurarsi in qualcuno dei ritratti che quivi s'incontrano, egli direbbe, a uso di Fedro: Stulte nudabit animi conscientiam. Notizia intorno alla Ginevra Non si appartiene a me di giudicare questo libro. Il supremo giudice dei libri, è il tempo. Un libro può essere tre cose: una cosa nulla, una cosa rea, una cosa buona. Il tempo risponde con un immediato silenzio alla prima; con un meno immediato alla seconda; con una più o meno continua riproduzione alla terza. E il suo giudizio è inappellabile. Nondimeno, poiché fu sì fitto e sì lungo il silenzio in cui ci profondarono i nostri confederati tiranni, da potersi veramente affermare, che solamente pochissimi, non modo aliorum, sed etiam nostri, superstites sumus, parmi indispensabile che il nuovo lettore non ignori la storia del libro ch'ora viene innanzi. Fra il 1830 e il 1831, esule ancora imberbe, capitai in Londra, o, più tosto, mi capitò in Londra alle mani un aureo lavoro d'un altro esule, assai più riguardevole e provetto di me, il conte Giovanni Arrivabene: nel quale egli mostrava partitamente tutto quanto quella gran nazione ha trovato, in fatto di pubblica beneficienza, per lenire, se non guarire del tutto, quelle grandi piaghe che le sue medesime instituzioni le hanno aperte nel fianco. Alcuna volta, il cortesissimo autore, più di frequente, il suo giudizioso volume, mi fu guida e scorta nelle mie corse per quegli ospizi. Ed allettato da sì generosa mente a sì generosi studi, li perseverai per quasi tutta Europa, e preparai e dischiusi l'animo a quei grandi dolori, ed a quelle più grandi consolazioni, che l'uomo attinge, respettivamente, dallo spettacolo dei mali dei suoi fratelli più poveri, e da quello delle nobilissime fatiche e dei quasi divini sforzi di coloro che si consacrano a medicarli. Surse finalmente per me il grande νόςτιμον ᾖμαρ, il gran dì del ritorno. Mia madre (quel solo tesoro d'inesausta gioia e d'implacato dolore, secondo che il Fato lo concede o lo ritoglie al mortale) non era più. Essa aveva indarno chiamato a nome il figliolo nell'ora suprema, che l'era battuta ancora in fiore. E quel bisogno di effondersi e di amare, che, secondo l'antica sapienza, dove non ascenda o discenda, si sparge ai lati e si versa su i fratelli, mi rimenò ai più poveri di essi, negli ospizi... negli ospizi di Napoli, che s'informavano inemendabilmente dal prete e dal Borbone. Io vidi, e studiai, l'ospizio dei Trovatelli, che quivi si domanda, della Nunziata: e scrissi le carte che seguiranno. E ch'io dicessi la verità, lo mostrarono le prigioni ove fui tratto, e dove, a quei tempi, la verità s'espiava. Ve n'era, nel libro, per la Polizia e per l'Interno: benché assai meno di quel che all'una ed all'altro non fosse dovuto. Francesco Saverio Delcarretto e Niccolò Santangelo, ministri, l'uno dell'una, l'altro dell'altro, vanitosi amendue, e nemicissimi fra loro (né dirò più di due morti), si presero amendue di bella gara; prima di opprimermi; poi, di rappresentare, l'uno, più furbo, lo scagionato, quasi morso solo l'altro; l'altro, più corrivo, l'inesorabile, quasi morso lui solo: e, dopo aver domandato, prima, amendue di conserto, isole ed esilii; poi, il più furbo, una pena rosata, il più corrivo, il manicomio; Ferdinando secondo, furbissimo fra i tre, mi mandò, dove solo non potevo più nuocere, a casa. Ma le furie governative furono niente a quelle dei preti; dei quali, ritorcendo un motto famoso, si può affermare francamente, che, ovunque sia un'ignobile causa a sostenere, quivi sei certissimo di doverteli trovare fra i piedi. Un Angelo Antonio Scotti, nel suo cupo fondo, ateo dei più schifosi, e, palesemente, autore d'un catechismo governativo, onde Gladstone trasse l'invidioso vero, che il governo borbonico era la negazione di Dio, s'industriava, dalla cattedra e dal pergamo, di fare, del sognato dritto divino dei principi, una nuova e odierna maniera di antropomorfismo. Questo prete cortese, ch'era come il Gran Lama di tutta l'innumerabile gesuiteria EXTRA MUROS, per mostrarsi di parte, corse, co' suoi molti neòfiti, tutte le librerie della città, bruciando il libro ovunque ne trovava copie. Poi, in un suo conventicolo dai Banchi Nuovi, sentenziò solennemente, ch'era bene di bruciare il libro, ma che, assai migliore e più meritorio, sarebbe stato di bruciare l'autore a dirittura. Ed, in attendendo di potermi applicare i nuovi sperati roghi di carbon fossile (ch'è la più viva aspirazione di questa genia), mi denunziò nella Rivista gesuitica la Scienza e la Fede (nobile madre della Civiltà Cattolica) come riunitore d'Italia e, di conseguenza, bestemmiatore di Dio; appunto in proposito di un libro, nel quale, per mezzo della purificazione della creatura, io m'era più ferventemente studiato di sollevare tutti i miei pensieri al Creatore! Ma, qualunque fosse stata l'imperfezione mia e del mio libricciuolo, la Gran Fonte di ogni bene non lasciò senza premio la nobiltà o l'innocenza dell'intenzione. L'onnipotenza dell'opinione pubblica, ch'è la più bella e più immediata derivazione dell'onnipotenza divina, dileguò vittoriosamente tutti que' tetri ed infernali fantasmi. E fatto che fu il sereno intorno, seguì quel miracolo consueto, contra il quale si rompe ogni di qualunque più duro scetticismo. Che, come Dio sa servirsi insino delle stesse perverse passioni degli uomini, e, in somma, insino del male, per asseguire il bene; così, prima, l'amministrazione accagionata, per iscagionar se e rovesciare sopra me il carico di mentitore, poi, le susseguenti, per mostrare se ottime e le precedenti pessime, vennero, di mano in mano, alleggerendo quelle ineffabili miserie. In tanto che, scorsi molti anni, quibus invenes ad senectutem, senes prope ad ipsos exactae aetatis terminos, PER SILENTIUM, venimus; un dì (correva, credo, il cinquantotto) camminando penseroso per la via della Nunziata, ed avendo la mente rivolta assai lontano dalle care ombre della mia giovinezza (fra le quali la Ginevra fu la carissima); un bravo architetto, il cavalier Fazzini, mi chiamò, per nome, dal vestibolo dell'ospizio, ch'era tutto in restauro. E mostrandomi un esemplare del libro, ch'aveva alle mani (e che, a un tratto, mi sembrò come una cara larva che tornasse a salutarmi di là donde mai non si torna!), m'invitò di venir dentro, e di riscontrare se tutto era stato attuato secondo l'intendimento del volume perseguitato! Distrutta la prima nitida e correttissima edizione, la cupidità ne partorì una seconda, che il pericolo rendette grossolana e scorretta, e che il desiderio e la persecuzione consumarono di corto. Ora compie il ventunesim'anno che qualche esemplare strappato n'è pagato una cosa matta. E l'ottenere quello sopra il quale è seguita questa terza edizione, è stato un miracolo dell'amicizia. Torino a dì 1 gennario MDCCCLXII. Antonio Ranieri




The Proof


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The Houseguest: And Other Stories


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The first collection in English of an endlessly surprising, master storyteller Like those of Kafka, Poe, Leonora Carrington, or Shirley Jackson, Amparo Dávila’s stories are terrifying, mesmerizing, and expertly crafted—you’ll finish each one gasping for air. With acute psychological insight, Dávila follows her characters to the limits of desire, paranoia, insomnia, and fear. She is a writer obsessed with obsession, who makes nightmares come to life through the everyday: loneliness sinks in easily like a razor-sharp knife, some sort of evil lurks in every shadow, delusion takes the form of strange and very real creatures. After reading The Houseguest—Dávila’s debut collection in English—you’ll wonder how this secret was kept for so long.




The Italian Method of La drammatica


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The volume The Italian Method of la drammatica: its Legacy and Reception includes the long and complex investigation to identify the Italian acting-code system of the drammatica used by nineteenth-century Italian actors such as Adelaide Ristori, Giovanni Grasso, Tommaso Salvini, Eleonora Duse. In particular, their acting inspired Stanislavsky who reformedtwentieth-century stage. The declamatory code of the drammatica was composed by symbols for notation of voice and gesture which Italian actors marked in their prompt-books.The discovery of the drammatica’s code sheds new light on nineteenth-century acting. Having deciphered the phonetic symbols of the code, Anna Sica has given birth an investigation with a group of outstanding scholars in an attempt to explore the drammatica’s legacy, and its reception in Europe as well as in Asia. At this stage new evidence has emerged proving that, for instance, the symbol used by the drammatica actors to sign the colorito vocale was known to English actors in the second half of the nineteenth century.By noting how Adelaide Ristori passed on her art to Irving’s actress Genevieve Ward, and how Stanislavsky, almost aflame, moulded his system from Duse’s acting, an unexplored variety in the reception of the drammatica’s legacy is revealed.







Lo sguardo di Daithe


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Gli occhi di Daithe sanno guardare oltre il tempo e oltre lo spazio. E proprio oltre il tempo e lo spazio si cela la conquista di un intero popolo. Nel 52 a.C. Giulio Cesare conquista la Gallia e lo sguardo di Daithe sarà lì a cogliere l'istante che vedrà il confronto fra lui e Vercingetorige. Ma la disfatta non giungerà inattesa. Da anni i druidi ne scorgono i segni celati nelle stelle. Sin da bambina Daithe ha osservato Elaed, suo padre, organizzare una rete di alleanze in grado di anticipare gli eventi. Da adulta, oramai sacerdotessa, osserverà suo fratello Dunarnos percorrere quelle stesse orme. Quando la guerra incendierà la Gallia, l'ultima cosa che vedranno i suoi occhi sarà la rivolta che, con il suo epilogo, segnerà per sempre il corso della Storia.