La città della post-produzione


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Questo libro raccoglie una serie di saggi sulla postproduzione intesa sia quale condizione che connota oggi i territori europei – dopo il fordismo e il post-fordismo si assiste alla “rinuncia” a produrre prodotti concreti –, sia quale atteggiamento progettuale – realizzare non è più sufficiente e non è più centrale servono interventi altri, altre sovrascritture. Come nella prassi cinematografica, raramente la presa diretta esaurisce il momento di formalizzazione di un film: è necessario applicare un complesso di operazioni – raccolte appunto nel termine “postproduzione” – quali il doppiaggio, il montaggio, il missaggio che seguono la fase delle riprese e precedono la commercializzazione. Importare il termine “postproduzione” nel dizionario architettonico e urbanistico implica rivedere il processo progettuale alla luce di una sua estensione o di una rinnovata attenzione a tutto il suo arco di sviluppo. Questa raccolta di testi rappresenta la terza tappa di un percorso di ricerca avviato con la pubblicazione del volume Nello spessore. Traiettorie e stanze dentro la città e successivamente articolato nel libro Alter-azioni. Note oltre la realtà. Con questo terzo approfondimento su La città della post-produzione si chiude un ipotetico trittico dedicato all’architettura del progetto contemporaneo.







The Free Port of Livorno and the Transformation of the Mediterranean World, 1574-1790


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In the twilight of the Renaissance, the grand duke of Tuscany--a scion of the fabled Medici family of bankers--invited foreign merchants, artisans, and ship captains to settle in his port city of Livorno. The town quickly became one of the most bustling port cities in the Mediterranean, presenting a rich tableau of officials, merchants, mariners, and slaves. Nobody could have predicted in 1600 that their activities would contribute a chapter in the history of free trade. Yet by the late seventeenth century, the grand duke's invitation had evolved into a general program of hospitality towards foreign visitors, the liberal treatment of goods, and a model for the elimination of customs duties. Livorno was the earliest and most successful example of a free port in Europe. The story of Livorno shows the seeds of liberalism emerging, not from the studies of philosophers such as Adam Smith, but out of the nexus between commerce, politics, and identity in the early modern Mediterranean.




The Art of the City


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In The Art of the City Raffaele Milani reflects on the ways in which inhabitants of the cityscape have interacted on a spiritual, psychological, and philosophical level with the architecture that surrounds them. Working with the premise that the city has a “soul,” which is externalized in the physical structures of its urban space, Milani expresses alarm in the face of sprawling megacities that typify the postmodern age and endanger the survival of cities’ distinctiveness. While he laments that the nature surrounding cities is disappearing under concrete, his concern is counterbalanced by the realization that there are ongoing projects of urban reclamation, renewal, and reutilization aimed at preserving an ancient, almost mystical rapport between the citizen and the lived space. Milani illustrates his argument by citing the works of modern architects including Emilio Ambasz, Massimiliano Fuksas, Frank Gehry, Rem Koolhaas, Kisho Kurokawa, Daniel Libeskind, and Renzo Piano. Rather than a history of architecture, The Art of the City is a compelling and timely reflection on the important challenge of insuring the continued liveability and aesthetic valorization of public spaces.




L'architettura italiana per la città cinese


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Sin dalla loro nascita, le Esposizioni Universali sono state lo specchio della visione di progresso del sistema economico mondiale. In origine, tale obiettivo veniva esplicitato attraverso rappresentazioni tese a celebrare la capacità dell'ingegno umano nel superare ogni vincolo che la natura gli poneva di fronte. L'Esposizione cinese è stata la più straordinaria mai realizzata sull'urbanizzazione, e ha lanciato al mondo, Italia compresa, una sfida cruciale: quale modello di città si può immaginare in un prossimo futuro? L'Italia ha colto questa sfida interpretando un Padiglione che sa di "città del futuro", intitolato "La città dell'uomo", in cui l'uomo torna ad essere protagonista, dove il concetto di vivibilità assume un ruolo predominante. Un edificio che ha utilizzato nuovi materiali eco-compatibili, rispettosi dell'ambiente, proiettati verso il futuro. Del resto, il tema stesso dell'Expo lanciava questa sfida. Un Padiglione che è subito assurto a simbolo del saper fare italiano rinnovando così nell'immaginario dei visitatori la tradizione dell'architettura espressa dall'Italia. Ed è stata sicuramente l'architettura una delle chiavi di lettura privilegiate dove ricercare nuovi germogli di fiducia del futuro. Un futuro in grado di immaginare le nuove comunità, le better cities e la sua better life in rapporto con il territorio e con il mondo. Per questo abbiamo voluto dedicare un intero mese della partecipazione italiana all'Expo di Shanghai proprio all'architettura. Nel mese di settembre, architetti e studiosi internazionali si sono confrontati sulle sfide dell'eco-compatibilità e dell'eco-sostenibilità. Nello stesso mese abbiamo ospitato la mostra "L'Architettura italiana per la Città cinese": un esempio concreto di quanto l'Italia possa dire e fare per spostare più in là l'orizzonte di un futuro in cui la ricerca di nuovi materiali ecosostenibili all'architettura, gioca un ruolo decisivo. Se qualcosa rimarrà di questa Expo dei record sarà anche l'immenso capitale umano e conoscitivo, che ha avuto modo di confrontarsi nel Padiglione italiano su temi attuali e urgenti, quali quelli ispirati dal tema generale dell'Expo, "Better city, Better life". Il successo della nostra partecipazione sarà ancora più importante se anche grazie alle nostre proposte, l'idea di una città e di una vita migliore sarà più chiara e realizzabile. Credo che in nessun luogo al mondo oggi più che in Cina ci si stia ponendo il problema della necessità di progettare delle città armoniche. Città ideali studiate fin dal principio per l'uomo. Città che non smettono mai di sorprendere, mescolando da sempre con equilibrio economia, capolavori architettonici, benessere, gusto, rispetto ambientale. Una città 'tipo' che l'Italia, più di altri, è in grado di proporre con forza, perché è proprio il nostro Paese e il nostro passato il punto da cui cominciare a guardare per trovare ispirazione. La nostra architettura è in grado di fornire le risposte giuste e ringrazio per questo gli architetti Franco Purini e Uberto Siola, curatori della mostra sull'architettura italiana per la città cinese che è stata l'occasione per condividere idee e progetti con i nostri amici cinesi e far capire loro che quello cui mirano - una città più armonica è la nostra città.




Siena


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Weaving together social, political, economic and architectural history, this book explores the role of key patrons in Siena's urban projects, including Pope Pius II Piccolomini and his family, and the quasi-despot Pandolfo Petrucci.







The Cambridge Companion to the Italian Renaissance


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The Renaissance in Italy continues to exercise a powerful hold on the popular imagination and on scholarly enquiry. This Companion presents a lively, comprehensive, interdisciplinary, and current approach to the period that extends in Italy from the turn of the fourteenth century through the latter decades of the sixteenth. Addressed to students, scholars, and non-specialists, it introduces the richly varied materials and phenomena as well as the different methodologies through which the Renaissance is studied today both in the English-speaking world and in Italy. The chapters are organized around axes of humanism, historiography, and cultural production, and cover a wide variety of areas including literature, science, music, religion, technology, artistic production, and economics. The diffusion of the Renaissance throughout Italian territories is emphasized. Overall, the Companion provides an essential overview of a period that witnessed both a significant revalidation of the classical past and the development of new, vernacular, and increasingly secular values.




Architecture, Death and Nationhood


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In the nineteenth century, new cemeteries were built in many Italian cities that were unique in scale and grandeur, and which became destinations on the Grand Tour. From the Middle Ages, the dead had been buried in churches and urban graveyards but, in the 1740s, a radical reform across Europe prohibited burial inside cities and led to the creation of suburban burial grounds. Italy’s nineteenth-century cemeteries were distinctive as monumental or architectural structures, rather than landscaped gardens. They represented a new building type that emerged in response to momentous changes in Italian politics, tied to the fight for independence and the creation of the nation-state. As the first survey of Italy’s monumental cemeteries, the book explores the relationship between architecture and politics, or how architecture is formed by political forces. As cities of the dead, cemeteries mirrored the spaces of the living. Against the backdrop of Italy’s unification, they conveyed the power of the new nation, efforts to construct an Italian identity, and conflicts between Church and state. Monumental cemeteries helped to foster the narratives and mentalities that shaped Italy as a new nation.




Dreadful Visitations


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Throughout history, varying responses to catastrophe have revealed much about a society's cultural and philosophical character. In Dreadful Visitations , leading scholars of different disciplines examine eighteenth-century responses to natural disaster, showing how human agency played an active role in the creation of destructive circumstances, and how these disasters helped to establish national and moral identities in the Age of Reason. Contributors: David Arnold, Daniel Gordon, Carla Hesse, George Starr, Alan Taylor, Steven Tobriner and Charles Walker.